lunedì 27 novembre 2023

Tesori nascosti - La spada dal fiume

 



Dal Tanaro presso Roddi proviene questa spada di bronzo che venne probabilmente seppellita nello stesso letto del fiume come offerta ai defunti o alle divinità. Dotata di un'immanicatura robusta, detta a "lingua di presa", l'arma mostra l'esigenza di dover resistere meglio ai colpi da fendente in connessione con un maggiore uso di elmi e corazze e con una prima diffusione del combattimento praticato sul cavallo, oltre che sul carro.

Come questa, le spade dell'età del Bronzo ritrovate nei fiumi del Piemonte e del resto d'Europa non presentano tracce d'uso e non sono state spezzate per indicare uno stretto legame personale con un guerriero seppellitovi accanto. Il motivo della loro peculiare offerta votiva è quindi riconducibile al collegamento che nel mondo antico si credeva esistesse tra le acque profonde e gli Inferi: traccia di ciò la si può ritrovare nel nome celto-ligure del Po, "Bodinkos", cioè "senza fondo"; questa pratica può poi richiamare alla mente varie leggende della mitologia indoeuropea che narrano di armi eccezionali fornite ad un eroe da una divinità delle acque, come la ninfa dei mari Teti che nell'Iliade chiede ad Efesto di forgiare per il figlio Achille le armi per il combattimento contro Ettore, oppure la misteriosa Dama del Lago che consegna a re Artu' la spada Excalibur.

Presumibilmente opera di artigiani ambulanti, quest'arma rinvenuta presso Roddi è databile agli inizi dell'età del Bronzo finale, ovvero tra il 1200 e il 1100 a.C.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- F. M. Gambari, "L'età del Bronzo e l'età del Ferro: navigazione, commercio e controllo del territorio", in M. Venturino Gambari (a cura di), "Navigatori e contadini: Alba e la valle del Tanaro nella preistoria", in "Studi per una storia d'Alba", vol.1, Alba 1995, pp.35-38.

- E. Micheletto, M. C. Preacco e M. Venturino Gambari (a cura di), "Città di Alba. Civico Museo 'Federico Eusebio' di Alba. Sezione di Archeologia", Alba 2006, p.39. 

martedì 21 novembre 2023

Tesori nascosti - Epigrafe cristiana

 


Apparentemente solo un piccolo frammento di marmo bianco come tanti, questa è l'unica testimonianza epigrafica certa della prima presenza del Cristianesimo nel territorio albese.

Trovata in anno e sito ignoti ed oggi affissa nel lapidario del museo civico, la lastra è mutila su tutti i lati ed il testo intero risulta difficile da ricostruire, ma all'incirca esso doveva indicare: il luogo dove riposava il defunto (il cui nome purtroppo non conosciamo) segnalato dalla tipica formula di sepoltura cristiana 'hic quiescit' e, a seguire, l'annotazione precisa degli anni (a quanto pare più di cinquanta), dei mesi e persino dei giorni che visse la persona. In una terza riga, ora perduta ma documentata da una vecchia foto d'archivio, doveva leggersi anche la sigla 'bonae memoriae', ulteriore indizio di una sepoltura cristiana.

Dato il formulario e le caratteristiche complessive è presumibile una datazione fra V e VI secolo d.C.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- S. Giorcelli Bersani, " 'Regio IX. Liguria. Alba Pompeia' ", in " 'Supplementa Italica' ", 17, 1999, p.107, n.43 e G. Mennella e S. Barbieri, "La documentazione epigrafica della città e del territorio", in F. Filippi (a cura di), " 'Alba Pompeia': archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità", in "Studi per una storia d'Alba", vol.2, Alba 1997, p.606, n.86 per l'epigrafe cristiana.

- Su ipotesi riguardo il radicamento antico del Cristianesimo nel territorio albese si possono consultare ad esempio: G. Cantino Wataghin, "Vescovi e territorio nel Piemonte meridionale tardo antico: una prospettiva archeologica", in E. Gautier di Confiengo, S. Lusuardi Siena e B. Taricco (a cura di), "Il viaggio della fede. La cristianizzazione del Piemonte meridionale tra IV e VIII secolo, Atti del convegno di Cherasco, Bra, Alba, 10-12 dicembre 2010", Alba-Bra-Cherasco 2013, pp.23-52 e S. Giorcelli Bersani, "La cristianizzazione del Piemonte sud-occidentale: le antiche diocesi di Alba e di Asti", in E. Lusso e F. Panero (a cura di), "Insediamenti umani e luoghi di culto fra medioevo ed età moderna. Le diocesi di Alba, Mondovì e Cuneo. Atti del convegno, La Morra 7 maggio 2011", La Morra 2011, pp.17-18.  

lunedì 13 novembre 2023

Tesori nascosti - Rosetta del tempio forense

 


Questa rosetta conservata al Museo "Federico Eusebio" è stata rinvenuta durante uno scavo archeologico del 2005-2006 al di sotto del medievale Palazzo Marro in piazza San Giovanni e costituisce l'unico frammento superstite che decorava la parte alta del tempio del foro di 'Alba Pompeia'.

Alta circa 20 cm, essa era stata inglobata in un muro del palazzo medievale che ancora oggi è sostenuto dalle fondazioni dell'antico tempio e, in origine, si trovava su una fascia orizzontale dell'architrave o sulla cornice del tetto dell'edificio. Il suo fiore con doppia corona di petali aperti è tipico di un repertorio della scultura architettonica dell'Italia meridionale e della Sicilia tra III e I secolo a.C., adottato poi in monumenti augustei come il mausoleo dell'imperatore a Roma.

Significativo è anche il calcare di cui è fatta: proveniente da sedimenti delle formazioni appenniniche del Tortonese o dell'area pavese-emiliana, era stato utilizzato in un periodo in cui le cave del ben più pregiato marmo di Luni non venivano ancora pienamente sfruttate.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- M. C. Preacco, "Il tempio: dalla scoperta alla valorizzazione", in M. C. Preacco (a cura di), "Percorsi e monumenti archeologici di Alba: il tempio romano di piazza Pertinace", Alba 2009, pp.17-20.

martedì 31 ottobre 2023

Tesori nascosti - Statuina di Dioniso o satiro

 

Questa statuina alta poco più di 35 cm, rinvenuta nel 1901 in regione San Cassiano e di cui purtroppo si conservano solo il busto, la spalla destra e l'attacco della gamba sinistra, è tutt'oggi esposta al primo piano del museo civico albese.

Realizzata in un marmo greco dal colore bianchissimo, con superfici accuratamente levigate e senza quasi tracce di lavorazione a scalpello, essa raffigura un giovane con una pelle di animale indossata sulle spalle: a prima vista l'immagine richiama alla mente il mitico eroe Eracle (Ercole) tradizionalmente rappresentato con la clava e la pelle del leone di Nemea usata come corazza impenetrabile. In realtà, facendo più attenzione alle caratteristiche dell'animale e, soprattutto, alla forma delle zampe che ricadono sia sull'addome che sulla schiena del giovane, il personaggio potrebbe essere identificato con il dio Dioniso (Bacco) o con un satiro che indossa la nebride, ossia il mantello fatto solitamente di pelle di cerbiatto.

Databile per stile al I secolo d.C., più che avere un significato simbolico o sacrale l'opera decorava verosimilmente l'ambiente di una ricca residenza privata.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- L. Albanese, "Marmi romani dal Museo Civico 'Federico Eusebio' di Alba", Savigliano 2007, in particolare pp.98-99, n.58 per la scheda d'analisi della statuina, pp.95, n.55 e 112-113, n.65 per altre opere scultoree riconducibili al repertorio bacchico e pp.162-163 per ipotesi sulle funzioni adottate da queste piccole sculture nel contesto cittadino di 'Alba Pompeia'.

domenica 24 settembre 2023

Lezioni dal passato per guardare al futuro: a caccia di indizi sul paleoclima del Piemonte

Il 5 ottobre alle 21:00 vi sarà in Museo una Conferenza di Paleoclimatologia a ingresso libero, tenuta dalla professoressa Francesca Lozar e dal ricercatore Alan Mancini dell'Università degli Studi di Torino. Si rifletterà sull'importanza dello studio dei sedimenti marini fossili nello sviluppo di modelli climatologici capaci di coprire gli ultimi milioni di anni e si aprirà il discorso sull'analisi e predizione dei cambiamenti climatici attuali.

Il 7 ottobre alle 9:15 siamo lieti di invitarvi a un'escursione guidata alla "Spiaggia dei Cristalli" di Verduno, in compagnia dei medesimi ricercatori. La visita sarà di spunto per una riflessione circa i cambiamenti climatici avvenuti in Piemonte 6 milioni di anni fa, che videro la trasformazione dell'antico bacino del Mediterraneo.

L'escursione è gratuita ma l'iscrizione è obbligatoria e da farsi entro il 5 ottobre, telefonando al Museo Eusebio al numero 0173 292473 o inviando una mail all'indirizzo museo@comune.alba.cn.it Il punto di incontro per l'escursione è l'area di parcheggio di regione Gurej (dove c'era il ristorante "La Cascata")

martedì 19 settembre 2023

Parenti ed omonimi di Pertinace?!

Presso il comune di La Morra, all’interno della chiesa della SS. Annunziata, è tuttora custodita una testimonianza della presenza nell’albese dell’antica 'gens' degli 'Helvii', la stessa a cui apparteneva l’imperatore Pertinace. Reimpiegata nel pavimento della navata centrale come chiusura di una cripta fin dal 1594, è qui conservata una stele di marmo grigio, alta ben 110 cm e larga 58, riportante l’epigrafe funeraria fatta realizzare da vivo da 'C. Helvius Felix' per sé, per il figlio e per il fratello. L’iscrizione, ancora oggi delimitata ai lati da pilastri (paraste) scanalati e sormontati da capitelli decorati con fogliame, indica inoltre quelle che erano le ragguardevoli misure dell’area sepolcrale, stimabili in non meno di 30x35 m. Data una verosimile datazione alla seconda metà del II secolo d.C., questi personaggi potrebbero in qualche modo essere imparentati con lo stesso imperatore e non è da escludere che essi, provenendo dall’Italia centrale, fossero divenuti imprenditori agricoli specializzati nella produzione vinaria dell’albese.

Un curioso caso di omonimia, dettato forse da una moda invalsa ad 'Alba Pompeia' in seguito al raggiungimento del trono imperiale da parte di un suo cittadino o, più probabilmente, da una frequenza indigena di questo elemento onomastico, è quello di 'Cn. Iulius Pertinax'. A quest’ultimo, magistrato locale figlio di uno schiavo liberato, il padre fece erigere sul suolo pubblico una grossa base di marmo donata poi alla cattedrale di San Lorenzo nel 1652 ed in seguito trasferita nei depositi del Museo di Antichità di Torino dove è ancora custodita.




Nelle foto: Epigrafe conservata presso la chiesa della SS. Annunziata, La Morra (CN). L'immagine con testo latino trascritto è stata ripresa da G. Mennella e S. Barbieri, op. cit., p.586. Per l’accesso alla chiesa e la realizzazione delle foto si ringrazia la parrocchia del comune e, in particolare, Don Renato Oggero Norchi.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

S. Giorcelli Bersani, " 'Regio IX. Liguria. Alba Pompeia' ", in " 'Supplementa Italica' ", 17, 1999, pp.92-93, n.25 e G. Mennella e S. Barbieri, "La documentazione epigrafica della città e del territorio", in F. Filippi (a cura di), " 'Alba Pompeia': archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità", in "Studi per una storia d’Alba", vol. 2, Alba 1997, pp.586-587, n.32 sulla stele di La Morra.

- Per la base dedicata a 'Cn. Iulius Pertinax' si vedano sempre S. Giorcelli Bersani, op. cit., pp.69-70 e G. Mennella e S. Barbieri, op. cit., p.579, n.17.

domenica 27 agosto 2023

Buon Compleanno Cesare!

In questo mese di agosto ricorre il 1897° anniversario della nascita di Publio Elvio Pertinace (126 - 193 d.C.). Per ricordare il più famoso cittadino di 'Alba Pompeia' si può parlare brevemente del programma politico che tentò di attuare per porre rimedio ad una crisi dell'Impero dettata sì dalle scelte sconsiderate e demagogiche del predecessore Commodo, ma anche da un problema generale di corretta gestione dello Stato trascurato da tempo a favore di impellenti esigenze di difesa delle frontiere.

Ispirandosi ai principi ideali di Marco Aurelio, come traspare soprattutto dal discorso tenuto al Senato nel momento della sua elezione e riportatoci da Erodiano, Pertinace voleva "dare ad ognuno, con criterio, ciò che gli spetta, senza commettere abusi" [Erodiano, "Storia dell'impero romano dopo Marco Aurelio", II, 3,9] ed inaugurare una nuova stagione di equità e giustizia ripristinando la legalità e l'ordine. Egli avrebbe mostrato grande umanità, sobrietà e rispetto per le istituzioni, a partire dalla degna sepoltura nella tomba di Adriano riservata a Commodo, che Pertinace stesso aveva fatto dichiarare nemico pubblico.

Tra i provvedimenti che riuscì ad emanare nonostante il brevissimo regno ci furono: l'abolizione dei processi di lesa maestà e la riabilitazione della memoria di chi era stato ucciso per motivi politici. Severe misure contro delatori, falsi accusatori ed accaparratori di testamenti. Imposizione di una rigida disciplina nell'esercito e, in particolare, per la classe privilegiata dei pretoriani. Una riforma del sistema tributario e della spesa pubblica, comprensiva della vendita di tutte le proprietà di Commodo a favore del tesoro imperiale e di un taglio netto ai costosi sfarzi di corte. Divieto al fisco di avanzare pretese sulle eredità testamentarie ed eliminazione dei dazi che ostacolavano la libertà dei traffici. Concessione di donativi ai pretoriani e al popolo, stanziamento di fondi per la riparazione delle strade e bonifica delle terre abbandonate tramite la loro donazione a chiunque volesse coltivarle e con esenzione dai tributi per dieci anni.

Purtroppo, il suo progetto di "restaurare gli antichi costumi in un colpo solo" durò appena ottantasette giorni e la sua riforma dello Stato inteso come superiore interesse comune venne tramutata da una tragica fine in un governo delle "buone intenzioni", come si adombra in un saggio di Lellia Cracco Ruggini; tutto ciò forse a causa del fatto che "i rinnovamenti radicali richiedono sempre molto tempo e una grande assennatezza" [Cassio Dione, 'Historia Romana', 74,10].

A cura di Umberto Marucco


Per maggiori approfondimenti si veda:

- S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C.", Alba 2010, pp.XI-XIII, 1-3 e, in particolare, pp.3-7 e 250-278 sul programma politico, pp.144-148 e 249-250 sull'eredità di Marco Aurelio e pp.246-248 sul discorso al Senato riportato da Erodiano, la cui traduzione viene da F. Cassola (a cura di), "Erodiano, Storia dell'impero romano dopo Marco Aurelio", Firenze 1967, presente anche a p.328. La traduzione del passo citato di Cassio Dione è invece presente a p.332.

- Per il saggio della Cracco Ruggini si veda L. Cracco Ruggini, "Publio Elvio Pertinace o il governo delle buone intenzioni", in " 'Alba Pompeia' ", XV (2), pp.5-20, Alba 1994.

giovedì 17 agosto 2023

Il vallone di Narbona, la montagna dimenticata

Reduci dal luglio più caldo dal 1880 e alle prese con un agosto che non demorde, la solida montagna ci è di rifugio. Pubblichiamo con piacere l'esperienza odierna del nostro Giancarlo Piccoli, che ha visitato anche per noi uno dei valloni più selvaggi e ingiustamente dimenticati delle nostre terre.

"Oggi volevo evitare il solito temporale ai piedi del Monviso, in valle Varaita . Mi sono diretto più a sud, in val Grana (quella del Castelmagno, per intenderci). Così  anziché uno, di temporali ne ho beccati tre più un quarto al ritorno a casa in valle. La meta era il vallone di Narbona, sopra la frazione il Colletto (dove è nata la Isoardi). Franchi vi descrisse la presenza di ammoniti,  ma non era quello lo scopo dell'escursione. La meta era la frazione di Narbona, uno degli insediamenti umani più incredibili del Cuneese. Vi si accede più facilmente passando dalla frazione Valliera, salita alla ribalta della cronaca alcuni anni fa perché oggetto di un grande recupero ambientale. Lasciata l'auto si raggiunge la "Narbu" in meno di due ore.


Periodicamente,  da quasi quaranta anni mi reco in quel luogo fuori dal mondo e ogni volta mi chiedo cosa abbia spinto decine di famiglie a stabilirsi in un posto così  inaccessibile. Molti se lo sono chiesto, senza trovare  risposta. È stato scritto anche un libro che racconta la vita di quella comunità.  Vi era anche la scuola (come in tutte le borgata alpine) e la maestra prendeva servizio a ottobre e fino a primavera non faceva ritorno a casa perché il vallone non era percorribile a causa delle valanghe.  Vi lavorò anche una maestra di Alba, la madre del dott. Murialdo.

Oggi la borgata è  un pericoloso cumulo di macerie e tetti pericolanti (come tutte le borgate dove non arriva la strada), si salvano poche costruzioni molto interessanti dal punto di vista architettonico perché vi sono passaggi e collegamenti coperti,  per evitare la neve. L' unico edificio messo in sicurezza è la chiesa,  grazie al rifacimento del tetto da parte di volontari. Nonostante la desolazione,  che aumenta ad ogni mio ritorno,  non viene mai meno il sentimento di stupore e di ammirazione per la caparbietà e lo spirito di adattamento alla natura ostile dimostrato da quella comunità, oggi sparita, impegnata in una vera e quotidiana lotta per la vita. Vi farò ritorno."

Il vallone di Narbona: la borgata è visibile tra gli alberi al centro della foto, a destra del torrente. Sullo sfondo in monte Tibert.

la chiesa di Narbona, recentemente messa in sicurezza

Narbona, che un tempo contava 150 abitanti, è disabitata dalla grande nevicata del 1960

dettaglio del monte Tibert, sullo sfondo

venerdì 28 luglio 2023

Esplorando l'estate...

Nel nostro gruppo di Amici vi è una "sotterranea" attività che consiste nello scambiarci spesso e volentieri le foto delle nostre uscite. Il piacere è quello di condividere scorci delle verdi terre piemontesi e della vita brulicante che sa mostrarsi a un occhio attento o più semplicemente curioso.

Ringraziamo i cari amici e soci che ci inviano belle foto della natura rigogliosa di questi mesi e incoraggiamo i visitatori del sito a inviarci al nostro indirizzo amicieusebio@gmail.com o sulla nostra pagina www.facebook.com/amicieusebio le foto naturalistiche più belle della vostra estate, allegandovi un breve descrittivo che possa poi da noi essere pubblicato.

Ne approfittiamo per condividervi alcune foto da noi recentemente ricevute...


Maschio di Tettigonia viridissima probabilmente all'ultimo stadio (ninfa). È la classica grossa cavalletta dei nostri prati e giardini. Non è un esemplare adulto perché le ali sono solo abbozzate al prossimo stadio dovrebbe concludersi la metamorfosi che negli ortotteri (l'ordine dei grilli e delle cavallette) è incompleta; dal tipo di metamorfosi vengono chiamati eterometaboli. È un maschio perché mancante del grosso ovodepositore femminile caratteristico del sottordine degli ensiferi (dal latino "portatori di spada", proprio dalla forma dell'organo femminile). Foto scattata a fine maggio in campagne albesi (L.B.)


Una guardinga lucertola (per la precisione, una Podarcis muralis brongniardii) in un cortile di Gallo Grinzane (F.B.)


L'imponente maggiolino dei pini (Polyphylla fullo), salvato dal ciglio della strada per il Mango. Notare la somiglianza della sua livrea con quella della lucertola. Un curioso caso di convergenza evolutiva. (FB)


Un affabile Enrico Dellapiana (Homo sapiens sapiens) che, conscio di essere ai vertici della catena alimentare, domina l'isola di Linosa (foto autoprodotta)

Pertinace e la sua carriera militare

Prima di giungere alla massima carica dell'Impero, Pertinace era stato soprattutto un soldato di carriera e fu proprio grazie a ciò che ebbe modo di viaggiare in lungo e in largo per il mondo antico, guadagnandosi anche dei significativi meriti militari.

Per iniziare, partecipò al conflitto contro il regno dei Parti nel Vicino Oriente (161-165 d.C.) guidando un'unità ausiliaria composta di alcune centinaia di fanti e cavalieri e si distinse con tale valore da essere segnalato per l'assegnazione di più alti incarichi ['Historia Augusta', 'Pert.', 2,1].

Venne infatti trasferito in Britannia (165-167 d.C.) e comandò anche la 'VI Victrix', legione che poi dovette combattere quando, sotto Commodo, tornò sull'isola in veste di governatore e represse nel sangue una rivolta di soldati (185-187 d.C.) ['Historia Augusta', 'Pert.', 3,5-10].

Negli anni 167-168 d.C. Pertinace si trovò stanziato lungo la frontiera danubiana, tra le odierne Austria, Ungheria e Bulgaria, dove si stavano già accendendo i primi fuochi delle imminenti guerre germaniche. In particolare, nel 170-171 d.C. i Marcomanni riuscirono a sopraffare la resistenza romana e a valicare le Alpi Carniche, finendo persino per porre sotto assedio Aquileia. Per affrontare la crisi Marco Aurelio aveva bisogno di uomini fidati e capaci, tra cui c'era lo stesso futuro imperatore: a quanto pare, egli ebbe un ruolo di rilievo nelle prime operazioni di difesa [Cassio Dione, 'Historia Romana', 71,2] e nella seguente controffensiva, come testimoniano i suoi ben nove ritratti individuati con certezza sulla Colonna Antonina a Roma.

Foto: corredo di una tomba di legionario ritrovata ad Alba in località Cantine Roddi.
Museo Civico "F. Eusebio" di Alba


A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

  • S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C., Alba 2010, in particolare pp.81-84 per gli incarichi in Oriente e le guerre partiche, pp.91-104 e 200-209 sui soggiorni in Britannia, pp.109-116 sulla frontiera del Danubio, pp.148-165 sulla guerra contro i Marcomanni ed i ritratti sulla Colonna Antonina e p.323 per la traduzione italiana dei passi citati dall''Historia Augusta'.
  • Sull'organizzazione dell'esercito romano all'epoca di Pertinace e più in generale può essere interessante consultare Y. Le Bohec, "L'esercito romano, le armi imperiali da Augusto  alla fine del terzo secolo", Roma 2001.

giovedì 18 maggio 2023

Sull'origine di Pertinace

A tutt'oggi, uno dei dilemmi su Pertinace a cui non è ancora stata fornita una soluzione definitiva riguarda il suo preciso luogo di nascita. A causa di indicazioni discordanti degli antichi, dal biografo Cassio Dione che afferma sia "nato ad 'Alba Pompeia' " [Cassio Dione, 'Historia Romana', 74,3] fino all' 'Historia Augusta' che narra invece di una "fattoria della madre sull'Appennino" ['Historia Augusta', 'Pert.', 1,1], le interpretazioni fioccarono nel corso di secoli e ciò portò ad un'accesa disputa dal sapore campanilistico: oltre ad Alba, alla diatriba parteciparono molte località limitrofe e persino altre situate in Francia, nei pressi di Roma o in Africa.

In realtà, come fece capire già lo studioso Nino Lamboglia in un articolo pubblicato postumo nel 1978, non vi sono motivi per dubitare che il luogo effettivo di nascita di Pertinace sia da circoscrivere al territorio di 'Alba Pompeia'. Quest'ultimo doveva corrispondere grossomodo ad una lunga striscia di terra che aveva in Alba un centro fortemente sbilanciato verso nord ed arrivava a sud fino a Millesimo. Quindi, parlando di Appennino ci si poteva riferire alla regione montana delle Langhe, a nord del colle di Cadibona. Questa stessa localizzazione si concilierebbe anche con la testimonianza nell' 'Historia Augusta' di possedimenti paterni ereditati dall'imperatore nei pressi di 'Vada Sabatia', odierna Vado Ligure e all'epoca importante porto della Liguria Marittima a cui la stessa Alba era strettamente collegata per i propri commerci ['Historia Augusta', 'Pert.', 9,4 e 13,4].

A cura di Umberto Marucco

Nella foto: Copia del busto di Pertinace conservato presso i Musei Vaticani. Dello stesso è possibile vedere una realistica ricostruzione computerizzata al seguente link: https://www.keblog.it/item/pertinace/

 


Per maggiori approfondimenti si veda:


S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C.", Alba 2010, in particolare pp.55-56 e 58-59 sul luogo di nascita di Pertinace e le interpretazioni proposte sull'argomento; pp.323, 325-326 e 330 per la traduzione italiana delle fonti antiche citate. Nello stesso volume, p.23, è anche possibile ritrovare un passo di Aurelio Vittore in cui l'imperatore viene descritto come nato in una tenuta di proprietà di Lolliano Genziano, membro di una famiglia senatoria con cui il padre di Pertinace aveva rapporti di clientela [Aurelio Vittore, 'Epitome de Caesaribus', 18,1-6].
Per le conclusioni di Lamboglia si veda N. Lamboglia, "L'azienda e la patria d'origine dell'imperatore Pertinace", in "Rivista Ingauna e Intemelia", n. s., aa. XXXI-XXXIII, nn. 1-4, pp.1-5, Genova 1976-1978.
A proposito della delimitazione dell'oblungo territorio di 'Alba Pompeia', può essere interessante consultare lo studio delle attestazioni epigrafiche della tribù 'Camilia' a cui erano attribuiti i cittadini dell'antica Alba, in S. Giorcelli Bersani, " 'Regio IX. Liguria. Alba Pompeia' ", in " 'Supplementa Italica' ", 17, 1999, pp.51-54.

domenica 30 aprile 2023

La Magia del Mare nella Pittura


Inaugurata la mostra di pittura "La Magia del Mare" di Giovanni Boffa (1937-2017), appassionato malacologo e artista. Intervengono Carlotta Boffa, assessore con delega alla cultura del Comune di Alba, il geologo Giovanni Repetto, curatore dell'ala di Scienze, e il biologo Valter Borsato, egli stesso pittore e amico fraterno dell'artista. 
Impossibile scindere il senso di meraviglia del Boffa di fronte alla vista della bellezza primitiva e generatrice del mare dal suo stesso spirito creativo nella rielaborazione onirica della complessità elegante dei viventi marini. L'atmosfera sognante dei quadri del Boffa risuona sulle note di Hans Zimmer, grazie al maestro Paolo Paglia.







martedì 21 marzo 2023

Publio Elvio Pertinace - secondo approfondimento


Sesterzio di Pertinace. Museo civico "F. Eusebio" di Alba

 

"Poteva parere cordiale, ma di fatto era tutt'altro che generoso, anzi era tanto spilorcio da offrire ai suoi invitati solo carciofi e mezze lattughe. [...] Se avanzava qualcosa, lo conservava per il giorno seguente, perché aveva sempre molti invitati. Anche dopo essere diventato imperatore, non cambiò abitudini, almeno quando cenava da solo." ['Historia  Augusta', 'Pert.', 12,2 e 4-5] Questa insistenza sulla spilorceria di Pertinace può certo far parte di una serie di aneddoti e curiosità sui Cesari che rendevano un'opera filosenatoria più accattivante. Vero però è anche che questa parsimonia ed attenzione allo spreco potrebbero essere ricondotte ad una vita frugale e dura che conducevano gli abitanti delle Langhe ben prima dell'occupazione romana; forse poi queste stesse abitudini potrebbero persino rievocare, in alcuni di noi, ricordi o racconti dei nostri antenati legati a queste terre.

Perlomeno suggestivo è poi il fatto che il 'cognomen Pertinax' (cioè il suo "soprannome"), dato dal padre per simboleggiare la risolutezza con cui il figlio avrebbe continuato il mestiere di famiglia ['Historia Augusta', 'Pert.', 1,1] e traducibile come "tenace o addirittura ostinato", sia molto simile ad uno degli attributi con cui venne creata l'immagine stereotipata del Ligure in seguito alle guerre romano-liguri di III-II secolo a.C.: l'ostinazione di questo popolo è infatti ciò che gli permise di avere la meglio su tante difficoltà [Diodoro Siculo, 'Bibliotheca Historica', 5,16] ed il Ligure, oltre che dotato di valore guerriero, viene anche descritto come 'adsuetum malo', ossia "abituato alla fatica" [Virgilio, 'Georgica', 2,167-168].

 

Per maggiori approfondimenti si veda:

S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C.", Alba 2010, in particolare pp.59 e 62 sulla citazione da Diodoro Siculo ed il 'cognomen' di Pertinace e pp.323 e 326 sulla traduzione italiana dei passi dell' 'Historia Augusta'; quest'ultima è ripresa dall'opera di F. Roncoroni (a cura di), "Storia Augusta", Milano 1972, in particolare pp.207-227, "Vita di Elvio Pertinace di Giulio Capitolino".

Sulle guerre romano-liguri può essere utile M. Bellomo, "L'espansione romana nella seconda metà del III secolo a.C. e il caso delle guerre liguri: tra 'grande strategia' e competizione nobiliare", mentre sull'immagine stereotipata del popolo dei Liguri nelle fonti letterarie soprattutto tardoantiche si può consultare A. Pellizzari, "Liguri e Liguria nelle fonti letterarie e scoliastiche tardoantiche"; entrambi i contributi si trovano in S. Giorcelli Bersani e M. Venturino (a cura di), "I Liguri e Roma. Un popolo tra archeologia e storia, Atti del Convegno, Acqui Terme 31 maggio - 1° giugno 2019", Roma 2021.

martedì 7 marzo 2023

Nuovo Consiglio!

Un grosso in bocca al lupo ai nuovi membri del consiglio direttivo della nostra associazione! 

Emanuele Giordano, Marianna Ceppa, Luca Borio, Enrico Dellapiana, Edmondo Bonelli, Giancarlo Piccoli, Luciano Giri e Cristian Parasacco. 

Questi i nomi usciti dalle elezioni a termine dell'Assemblea annuale dei Soci di questo 6 marzo 2023. Fra un paio di settimane avrà luogo la prima riunione del nuovo Consiglio, in cui si ragionerà sulle linee per il nuovo anno e sull'assegnazione dei ruoli per questo nuovo esecutivo.



mercoledì 1 marzo 2023

Convocazione assemblea ordinaria dei Soci

 

Gentile Socio,

contiamo sulla tua presenza alla Assemblea Ordinaria Annuale dei Soci, che si terrà presso il Museo Civico «F. Eusebio» lunedì 6 marzo 2023, alle ore 12,00 in prima convocazione e alle ore 21,00 in seconda. L'ingresso sara' da Via Accademia n. 3, Alba (CN).

I punti all’ordine del giorno sono i seguenti:

  • Relazione del Presidente 
  • Approvazione del rendiconto per cassa 2022 e situazione di bilancio
  • Approvazione quota di iscrizione  all' Associazione per l’anno 2023
  • Elezione del Consiglio direttivo e dei Revisori dei conti 
  • Varie ed eventuali


Nell’attesa di incontrarci, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Alba, 28 febbraio 2023

                                                                                                   Il Presidente uscente
                                                                             Luciano Giri

Per le deleghe, si prega di compilare ed inviarci via mail (amicieusebio@gmail.com)
o in formato cartaceo una copia della dichiarazione qui allegata:

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Il/la sottoscritto/a ….................................................................................

delega il Sig./la Sig.ra ….........................................................................

a rappresentarlo/a nell'assemblea del 6 Marzo 2023, con pieno diritto di intervento e di voto in sua vece.


Data, .....................                            Firma....................................................................