La capanna del Neolitico
Da uno scavo archeologico dell'ampia area, di circa 230 mq, tra via Gallizio, via Cencio e corso Langhe è stato possibile rinvenire, negli anni 1986-1988, una fossa a pianta irregolare che doveva costituire il fondo di una capanna del Neolitico antico (5200-4800 a.C. circa).
La ricostruzione che si è potuta realizzare di tale capanna, ancora oggi esposta nel Museo "F. Eusebio" di Alba, ci mostra una struttura fatta di tronchi di frassino di 5 o 6 metri di altezza, impostati sul terreno e convergenti al colmo per creare una forma ellissoidale. A questi tronchi erano intrecciate delle piccole bande orizzontali di polloni di nocciolo, mentre la copertura consisteva in fascine di canna palustre sovrapposte e fissate con legature in salice.
All'interno del fondo della capanna è stata trovata anche una fossa più piccola, di circa 1 metro di diametro, in alcuni periodi usata come focolare per il riscaldamento, l'illuminazione e la cottura dei cibi, dati i resti di tizzoni carbonizzati di legno di quercia, e in altri riempita con ciottoli arenacei e quarzitici. Per permettere l'utilizzo del focolare servivano alcuni stratagemmi, tra cui un'apertura alla cima della capanna per lasciar fuoriuscire i fumi della combustione e un rivestimento in argilla e paglia che doveva coprire la parte bassa della capanna, in prossimità del fuoco, per proteggere la struttura dalle scintille vaganti.
Vista l'assenza di buche per i pali si è inclini a credere che questa capanna fosse un riparo temporaneo, facilmente smontabile e rimontabile in diversi luoghi, e che rispecchi in generale una prima neolitizzazione del territorio albese con piccoli gruppi itineranti di persone che si accampavano negli spazi aperti, vicini alle foreste, per dedicarsi al pascolo e alla coltivazione dei cereali.
Lo scavo complessivo ha permesso di rinvenire anche numerosi manufatti in selce scheggiata e pietra levigata e un notevole repertorio ceramico per tutto il periodo del Neolitico, compresa una statuina fittile di cui si era già parlato in un post precedente (link interno: https://amicieusebio.blogspot.com/2024/01/tesori-nascosti-statuetta-del-neolitico.html ). Sulla base delle considerazioni su questi reperti è stato possibile riconoscere degli individui dotati di elementi culturali riconducibili ai "Gruppi del Neolitico Antico Padano" e alla "Cultura della Ceramica Impressa Ligure", ma allo stesso tempo anche in grado di esprimere caratteristiche peculiari del territorio albese, come la prevalenza di vasi a fruttiera a vasca troncoconica e l'abbondanza di decorazioni incise a sintassi geometrica.
Per maggiori approfondimenti si veda:
- E. Micheletto, M. C. Preacco e M. Venturino Gambari (a cura di), "Città di Alba. Civico Museo 'Federico Eusebio' di Alba. Sezione di Archeologia", Alba 2006, pp.16-18 e 28-29.
- M. Venturino Gambari, F. M. Gambari, M. Giaretti e C. Davite, "L'indagine archeologica", in M. Venturino Gambari (a cura di), "Navigatori e contadini: Alba e la valle del Tanaro nella preistoria", in "Studi per una storia d'Alba", vol.1, Alba 1995, pp.70-77.
- La descrizione dell'area insediativa preistorica e protostorica albese presente sul "Catalogo generale dei Beni Culturali" al link https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchaeologicalProperty/0100354577 .
Riguardo la statuetta e i reperti neolitici in ceramica rinvenuti nel saggio "Cooperativa dei Lavoratori", si veda anche:
- M. Venturino Gambari, M. Calattini, B. Zamagni e M. Giaretti, "La cultura materiale: il Neolitico", in M. Venturino Gambari (a cura di), op. cit., pp.107-118.
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