giovedì 31 ottobre 2024
Tesori nascosti - Immagini del mito di Ercole
sabato 26 ottobre 2024
Le Langhe e Murazzano: geologia di un territorio
"Se le pietre potessero parlare"... e infatti a modo loro "parlano"!
Si è tenuta oggi la presentazione del nuovo libro dell'ingegnere e matematico Alberto Troia, sulla complessa storia geologica delle Langhe.
Presentato da Flavio Bauducco, curatore del Museo "Federico Sacco" di Fossano, il dottor Troia ha sviluppato il racconto dei movimenti della crosta e dei mari terrestri, dall'antico Tetide all'attuale Mediterraneo, il tutto visto dalla particolare prospettiva delle terre poi diventate le attuali Langhe, fra le quali torreggia il paese natale dell'autore: Murazzano.
Ecco il video della narrazione.
La passione profusa traspare dalla pagine ed è rimarcabile sia nella parte introduttiva, caratterizzata da un approccio divulgativo, sia nel prosieguo, che mostra la profondità dello studio e spunti per ulteriori letture.
Qui alcuni vecchi e nuovi amici presenti alla serata e rimasti alla firma del libro, in posa assieme all'autore...
domenica 20 ottobre 2024
Don Francesco Giuseppe Meyranesio: analisi di una controversa figura senza tempo
Affascinante e controversa l'immagine di don Francesco Giuseppe Meyranesio da Pietraporzio (1728-1793), celebre storico e parroco di Sambuco. Falsario o raffinato erudita?
Il conterraneo Mario Bruna, membro della nostra associazione (quarto da sinistra in questa foto dell'odierna inaugurazione), indaga sulla prolifica e discussa opera dell'autore, con l'appoggio della più recente analisi storiografica.
Quale peso ha il carattere e l'istintiva e ineliminabile creatività di uno storico nel descrivere il passato? Quale tremendo impatto possono avere le ambizioni personali nella comune ricerca della conoscenza?
Gli studi di Bruna sono sintetizzati ed esposti in una collezione di pannelli all'ingresso del Museo Eusebio e vi resteranno fino al 29 dicembre. Gli orari di apertura sono dal martedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18; sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19.
Qui il video della presentazione della mostra da parte dell'autore e la locandina
lunedì 30 settembre 2024
'Scripta manent' - Il "ritratto" di Montano
venerdì 30 agosto 2024
I genitori di Pertinace
Il padre di Pertinace, Elvio Successo ['Historia Augusta', 'Pert.', 1,1], era un liberto, cioè uno schiavo che ottenne in seguito la libertà attraverso la 'manumissio', l'atto del diritto romano che ne permetteva l'affrancamento dal padrone.
La professione specifica che Successo esercitava, dal commercio di legname a quello della lana per la produzione del feltro, è stata a lungo argomento di discussione tra gli studiosi, ma fidandoci dell'interpretazione dei passi antichi e delle correzioni di questi ultimi proposte dall'illustre Theodor Mommsen, il padre di Pertinace avrebbe posseduto nel territorio di 'Alba Pompeia' un'attività di lavorazione della lana e commercio di tessuti che era poi tra i possedimenti ereditati dal figlio e da lui amministrati durante il suo esilio in Liguria all'epoca di Commodo ['Historia Augusta', 'Pert.', 3,2-4].
Secondo quanto testimonia Aurelio Vittore [Aurelio Vittore, 'Epitome de Caesaribus sive De vita et moribus imperatorum', XVIII, 4], Elvio Successo dirigeva questa manifattura tessile nelle terre degli Edii Lolliani, alle dipendenze del nobile proprietario terriero Lolliano Genziano di cui seppe probabilmente guadagnarsi la fiducia. Egli ottenne così l'affrancamento dalla condizione di schiavo grazie ad un ignoto personaggio, a sua volta cliente o dipendente dei Lolliani, appartenente alla 'gens' degli 'Helvii' (da cui il suo 'nomen' come liberto), originari forse dell'Italia centrale.
Quasi nulla è possibile sapere invece della madre dell'imperatore: ipotizzando che l'agiatezza raggiunta da Successo gli avesse permesso di sposare una donna di famiglia benestante e, forse, anche di ceto aristocratico, essa poteva allora essere imparentata con gli stessi Lolliani suoi patroni.
Unico ricordo che conserviamo nelle fonti scritte di lei è legato al periodo della vita di Pertinace in cui egli era al comando della flotta romana sul Reno presso Colonia, in qualità di 'Praefectus classis Germanicae' (come ci testimonia anche un'iscrizione rinvenuta nel 1959 e conservata a Bonn, base di un monumento dedicato dagli abitanti di Colonia a Pertinace). In quell'occasione sua madre lo aveva seguito fino in Germania e là morì, sepolta in una tomba che ai tempi del biografo, tra fine IV e inizio V secolo d.C., sarebbe ancora esistita ['Historia Augusta', 'Pert.', 2,3].
Un'identificazione suggestiva, ma finora non suffragata da ulteriori riscontri, è stata fatta da Corrado Picchi studiando i rapporti di parentela tra le famiglie degli 'Hedii', degli 'Helvii', dei 'Lollii' e degli 'Acilii' e riconoscendo la madre di Pertinace in una matrona romana chiamata Lollia Acilia Compsa, di cui sarebbe esistita un tempo un'epigrafe deposta tra un complesso di ruderi non lontano da Liegi, in Belgio.
Imparentata sia con la 'gens' Acilia del senatore Acilio Glabrione, sia con la 'gens' Lollia dei patroni di Elvio Successo, viene quindi da domandarsi cosa spinse una nobile donna in età già matura a seguire il figlio fino in Germania per poi rimanervi lì sepolta. A questo proposito, lo stesso Picchi teorizza che la presenza aristocratica della madre avrebbe potuto garantire a Pertinace una certa rappresentatività ufficiale per l'incarico a Colonia e può essere che la donna conoscesse già quelle terre per via dei fiorenti traffici intrapresi dalla sua famiglia.
A cura di Umberto Marucco
Per maggiori approfondimenti si veda:
- S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C.", Alba 2010, in particolare pp.23 e 323 per la traduzione italiana dei passi delle fonti antiche citate, pp.24-25 sull'epigrafe dedicata a Pertinace dagli abitanti di Colonia, pp.62-65 su entrambi i genitori e p.133 sulla vicenda della madre in Germania.
- Sul padre Elvio Successo si veda anche E. Groag e A. Stein (a cura di), 'Prosopographia Imperii Romani (P.I.R.) saec. I.II.III.', vol.IV2, Berlino 1958, p.68, H77.
- Sulla madre si veda ancora C. Picchi, "La madre dell'imperatore Pertinace. Ipotesi di identificazione" in " 'Alba Pompeia' ", IX, pp.31-42, Alba 1988.
martedì 30 luglio 2024
Tesori nascosti - Un frammento per Iside
Tra i culti "esotici" diffusisi maggiormente in epoca romana vi era di sicuro quello dell'egiziana Iside, divinità legata alla magia, all'acqua e alla navigazione, ma anche venerata come dea dell'amore e, per questo, associata a volte alla romana Venere. Nelle province dell'Impero iniziarono a comparire luoghi e manufatti a lei dedicati a partire dal I secolo d.C. e, nello specifico, in Piemonte il suo culto si legò soprattutto al santuario dell'antica 'Industria'.
Tale centro romano, le cui rovine sono state ritrovate nei pressi dell'odierna Monteu da Po (TO), dovette gran parte della sua fortuna proprio a questa vocazione "santuariale" sviluppata nei primi secoli imperiali e conservata a lungo, tanto è vero che la città riuscì a superare la recessione economica che aveva precocemente colpito la regione grazie alle fiorenti attività artigianali e di fabbricazione bronzistica connesse al culto e sembra che, ancora nel III secolo d.C., essa fu meta di viaggio di imperatori come Gordiano III e Gallieno.
Nell'Albese la venerazione della dea egiziana è documentata da un frammento di stele marmorea esposto in museo e decorato con strumenti rituali, quali una patera (un piatto) e uno specchio, e con quelli che sono considerati gli attributi di Iside, ovvero un secchio chiamato situla ed un sonaglio metallico chiamato sistro.
A cura di Umberto Marucco
Per maggiori approfondimenti si veda:
- E. Micheletto, M. C. Preacco e M. Venturino Gambari (a cura di), "Città di Alba. Civico Museo 'Federico Eusebio' di Alba. Sezione di Archeologia", Alba 2006, p.74.
- L. Mercando, "Riflessioni sul linguaggio figurativo", in L. Mercando (a cura di), "Archeologia in Piemonte, volume II. L'età romana", Torino 1998, pp.329-330 e fig.322.
Sul santuario di Iside ad 'Industria' si vedano anche:
- S. Giorcelli Bersani, "La cristianizzazione del Piemonte sud-occidentale: le antiche diocesi di Alba e di Asti", in E. Lusso e F. Panero (a cura di), "Insediamenti umani e luoghi di culto fra medioevo ed età moderna. Le diocesi di Alba, Mondovì e Cuneo. Atti del convegno, La Morra 7 maggio 2011", La Morra 2011, pp.20-21.
- S. Giorcelli Bersani e S. Roda, " 'Iuxta fines Alpium'. Uomini e dei nel Piemonte romano", Torino 1999, pp.118-122.
- L. Mercando e E. Zanda, "Il santuario isiaco di 'Industria' ", in L. Mercando (a cura di), op. cit., pp.181-187.
lunedì 24 giugno 2024
Tesori nascosti - Pugnale del guerriero
sabato 25 maggio 2024
Tesori nascosti - Un curioso ex voto ai Lari
martedì 23 aprile 2024
Tesori nascosti - Iscrizione pubblica per Caracalla
Esposta assieme ai pavimenti del teatro antico e ai reperti legati ai culti cittadini, in una sala del museo "F. Eusebio" si trova oggi una rara testimonianza della Liguria interna relativa all'imperatore Caracalla.
Questa lastra di calcare di appena 38x50 cm, probabilmente reimpiegata data la colata di vernice sintetica che ne ha danneggiato tutta la superficie e rinvenuta nel 1985 ad Alba in un luogo sconosciuto, in origine faceva parte di una ben più maestosa iscrizione pubblica, come si evince anche dalle lettere alte fino ad 8 cm, offerta al figlio di Settimio Severo dalla 'plebs urbana' di 'Alba Pompeia' in verosimile unione con l'ordo decurionale della città, ossia l'insieme dei cittadini più ricchi ed onorevoli che avevano il privilegio di poter sedere nella curia, il senato locale creato a immagine di quello di Roma. La dedica è inoltre la prima attestazione di questa forma di onori nell'ambito della municipalità albese e potrebbe documentare l'esistenza di un ordo decurionale per l'amministrazione della città fino ai primi decenni del III secolo d.C.
Poiché solamente la dinastia dei Severi faceva riferimento ai precedenti imperatori antonini attraverso una fittizia parentela adottiva, la menzione nell'iscrizione del dedicatario come 'adnepos' di Traiano induce a identificarlo in Caracalla e la sua stessa titolatura sembra essere successiva alla morte del padre, dunque l'intera epigrafe si collocherebbe di sicuro dopo il 211 d.C. Vista poi la genericità dell'omaggio, non è da escludere che si trattasse di un auspicio 'pro salute et reditu', indirizzato all'imperatore per augurargli il miglior ritorno possibile dalla campagna in Oriente contro i Parti del 214 d.C.
Infine, la stessa lastra è anche una delle poche epigrafi databili a questo secolo, periodo in cui, data la grave mancanza di testimonianze sulla vita cittadina, è evidente che 'Alba Pompeia' stava affrontando una crisi caratterizzata dal regresso economico, dalla contrazione della popolazione e dal progressivo abbandono delle strutture pubbliche e private.
Limitatamente alle quattro righe ancora in parte conservate, l'iscrizione pubblica poteva recitare così:
'... [Divi Hadriani abnepoti, D]ivi Trai[ani / Parth(ici) et Divi Nervae] /
[a]dnepoti /
[M(arco) Aurelio Anton]ino Pio [Felici Augusto] /
[decuriones et] plebs [urbana] (?). / ----- (?)'
"... All'abnipote del Divo Adriano, adnipote del Divo Traiano Partico e del Divo Nerva,
Marco Aurelio Antonino Pio Felice Augusto,
i decurioni e la plebe urbana (di 'Alba Pompeia' fecero fare)... (?)"
(Testo latino ripreso da G. Mennella e S. Barbieri, op. cit., p.575, n.9. Traduzione italiana liberamente realizzata)
A cura di Umberto Marucco
Per maggiori approfondimenti si veda:
- L. Albanese, "Marmi romani dal Museo Civico 'Federico Eusebio' di Alba, Savigliano 2007, p.146, n.93.
- S. Giorcelli Bersani, " 'Regio IX. Liguria. Alba Pompeia' ", in " 'Supplementa Italica' ", 17, 1999, pp.73-74, n.3.
- G. Mennella e S. Barbieri, "La documentazione epigrafica della città e del territorio", in F. Filippi (a cura di), " 'Alba Pompeia': archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità", in "Studi per una storia d'Alba", vol.2, Alba 1997, p.575, n.9.
- S. Roda, "Ai margini dell'impero nell'età dell'angoscia: Alba e il Piemonte romano al tempo di Pertinace", in M. Pomponi (a cura di), "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 - Roma 193 d.C. Atti della Giornata di studi su Publio Elvio Pertinace, Fondazione Ferrero, Alba, giugno 2007", Alba 2010, p.38 e nota 47. Quest'ultimo contributo fornisce inoltre un'attenta analisi della crisi che colpì 'Alba Pompeia' ai tempi della salita al potere dell'imperatore Pertinace e, forse, già in epoca precedente.
- Per utilissime informazioni sullo studio delle testimonianze epigrafiche e sulla conoscenza che tale tipologia di fonti ha potuto trasmettere sulla civiltà romana si può consultare il manuale più volte ristampato S. Giorcelli Bersani, "Epigrafia e storia di Roma", Roma 2004, in particolare pp.171-182 (5.1 "I signori delle città") per spiegazioni sull'ordo decurionale delle diverse comunità cittadine.
giovedì 7 marzo 2024
Il nastro d'oro di una matrona
lunedì 4 marzo 2024
Sogni digitali (Digital Dreams) all'Eusebio
Sabato 24 febbraio al Museo Eusebio è stata inaugurata la mostra “Sogni digitali (Digital Dreams)” dell'artista albese Paolo Vergnano, biologo albese con la passione per la camera oscura.
Un interessante e creativo cortocircuito fra la bellezza della natura esotica e le foto di una Langa diroccata e misteriosa è al centro di una collezione di collage fotografici dalle sfumature oniriche e surreali.
Il gioco di colori delle farfalle in volo si intesse in sfondi ruvidi, quasi materici. Occasione di incontro e scontro della vitalità delicata del creato con la forza silenziosa e austera di mura e rocce, gli scatti di Vergnano portano a nuove e feconde composizioni al confine fra la fotografia e la pittura.
una parola di benvenuto da parte del Curatore della Sezione di Scienze Giovanni Repetto...
e una presentazione della presenza degli Amici nel nostro Museo, da parte di Luciano Giri.
A seguito delle presentazioni, ecco che la parola viene lasciata al critico d'arte Diego Repetto e al giornalista Paolo Rastelli di Gazzetta d'Alba, che costituiscono una piccola tavola rotonda assieme all'artista Paolo Vergnano, indagando la nascita e lo sviluppo di questa originale collezione fotografica.
Ricordiamo che la mostra sarà aperta fino al 29 settembre dal martedì al venerdì dalle 15:00 alle 18:00 e sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00, all'interno dalla sala Maccario del Museo Eusebio.
domenica 11 febbraio 2024
La dedica di un marito alla moglie defunta
' D(is) M(anibus) / Aeburcelliae / G(ai) f(iliae) Ingenuae. / L(ucius) Aebutius
Carpo/forus, coniugis / obsequium, signu/m, solamen amoris, / honc titulum
pos/uit confusa mente / maritus.'
"Agli Dei Mani di Eburcellia Ingenua, figlia di Gaio. Lucio Ebuzio Carpoforo,
il marito in pieno smarrimento mentale, ha posto questa dedica quale atto di
deferenza verso la moglie, come prova e a consolazione del (suo) amore."
(Il testo latino e la traduzione italiana sono state riprese da G. Mennella, op. cit., pp.182-183, n.3)
Questa stele pseudocuspidata in marmo grigio, alta 47 cm, larga 30 cm e spessa 4 cm è stata trovata in un deposito di limo sabbioso di formazione naturale nella "Cripta dei Vescovi" sotto la cattedrale albese. Decorata con una rosetta a quattro petali nel timpano e con interpunzioni di vario genere a scandire il testo, tra cui una a fogliolina d'edera che abbellisce proprio il suo centro, l'epigrafe è in buone condizioni conservative e facilmente leggibile.
Essa è poi un esempio assai raro di iscrizione funeraria ligure pagana realizzata in poesia, dato che dopo la presentazione onomastica dei due coniugi si trovano due perfetti esametri con cesure semiquinarie. Questo scritto così particolare potrebbe sì essere stato scelto dal committente fra una serie di proposte già a disposizione dell'officina lapidaria che realizzò l'opera, ma potrebbe altresì essere che il marito stesso abbia composto questi versi "di getto", per esprimere lo sconvolgimento in cui cadde per la perdita dell'amata e la commozione che provò al momento della morte improvvisa.
Nonostante la discreta fattura, la stele appare non del tutto finita viste alcune linee guida di preparazione del testo che ancora affiorano soprattutto nelle ultime righe e poiché mancano alcuni dettagli di rifinitura dell'opera come, ad esempio, la lisciatura di tutto il lato destro e di quello superiore. Riguardo l'onomastica sono poi di sicuro interesse il 'nomen Aeburcellia', assolutamente unico nel suo genere, e il fatto che il marito, dal 'cognomen Carpoforus' di origine grecanica, abbia omesso la sua filiazione ma non quella della moglie, probabilmente per non dichiarare troppo esplicitamente la sua condizione di ex-schiavo liberato unitosi ad una donna di liberi natali.
Infine, come datazione l'opera può essere ricondotta verosimilmente alla prima metà del II secolo d.C.
A cura di Umberto Marucco
Per maggiori approfondimenti si veda:
- G. Mennella, "Le epigrafi romane", in E. Micheletto (a cura di), "La cattedrale di Alba. Archeologia di un cantiere", Firenze 2013, pp.182-183, n.3.
martedì 30 gennaio 2024
Tesori nascosti - Statuetta del Neolitico