lunedì 30 settembre 2024

'Scripta manent' - Il "ritratto" di Montano

 


'L(ucius) Naevius L(uci) f(ilius) /

Cam(ilia tribu) / Montanus /

v(ivus) f(ecit).'

"Lucio Nevio Montano, figlio di Lucio ed assegnato

alla tribù Camilia, fece fare da vivo."

(Testo latino e traduzione italiana liberamente realizzate)

L'epigrafe qui visibile è una stele funeraria in arenaria alta 89 cm, larga 52 e spessa 14, semplice e, a dire il vero, piuttosto rozza. Originariamente trovata nel 1949 nell'alveo del torrente Uzzone a Cortemilia (località Ponte Moschetto), è ora esposta nel lapidario del Museo "F. Eusebio" e risale alla prima metà del I secolo d.C.

Essa conserva il ricordo di un certo Lucio Nevio Montano, cittadino romano di 'Alba Pompeia' a tutti gli effetti come indica la sua assegnazione alla tribù Camilia, in cui era inserita l'intera popolazione della comunità albese.

Come si diceva, il monumento che Montano fece realizzare già da vivo è rozzo ed è rimasto anche incompiuto in parte, visto che, soprattutto nelle ultime righe, si notano ancora delle tracce delle linee guida usate per incidere il testo, simili a quelle presenti sugli odierni fogli protocollo.

Nella lunetta in alto compare poi quello che dovrebbe essere un ritratto parecchio stilizzato del volto del defunto, con occhi tondi, orecchie "schiacciate" sul piano di fondo e capelli compatti. Le medesime caratteristiche si ritrovano però in altri ritratti scolpiti a rilievo su lastre e ciottoli di fiume, come per esempio nella stele di 'Iunia Modesta' proveniente da Canelli in Val Tanaro, e sono identificate come elementi tipici della scultura celtica. Esse, dunque, riuscirono a mantenere tracce di sé fin nell'età imperiale romana e, forse, testimoniano che anche in quest'area la romanizzazione fu un processo non immediato, ma progressivo.

D'altronde, il "soprannome Montano" del defunto, oltre che indicare la natura di un personaggio "paesano" che viveva lontano dalle zone più abitate, potrebbe anche essere un residuo indizio dell'appartenenza dei suoi antenati ai Montani, sottogruppo dei Liguri 'Bagienni' che, attorno alla fine del III secolo a.C., si distaccarono dal loro gruppo principale e vennero poi piegati militarmente dai Romani.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- S. Giorcelli Bersani, " 'Regio IX. Liguria. Alba Pompeia' ", in " 'Supplementa Italica' ", 17, 1999, pp.95-96, n.28.

- G. Mennella e S. Barbieri, "La documentazione epigrafica della città e del territorio", in F. Filippi (a cura di), " 'Alba Pompeia': archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità", in "Studi per una storia d'Alba", vol.2, Alba 1997, pp.597-598, n.59.

- L. Mercando e G. Paci (a cura di), "Stele romane in Piemonte", Roma 1998, n.5.

Per la stele di 'Iunia Modesta' e gli elementi della scultura celtica si vedano anche:

- L. Mercando e G. Paci (a cura di), op. cit., n.4.

- L. Mercando, "Riflessioni sul linguaggio figurativo", in L. Mercando (a cura di), "Archeologia in Piemonte, volume II. L'età romana", Torino 1998, pp.291-297 e fig.271.

Sui Liguri Montani si veda:

- F. M. Gambari, " 'Sparsi per saxa'. I 'Bagienni' dalle origini alla 'lex Iulia de civitate' ", in M. Venturino Gambari (a cura di), "Dai 'Bagienni' a 'Bredulum': il pianoro di Breolungi tra archeologia e storia", in "QSAP" ("Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte"), 9, Torino 2001, pp.35-43.

Su un'ipotesi di delimitazione del territorio dei Liguri Montani si guardi anche la carta dei popoli della Liguria interna nella seconda età del Ferro in:

- F. M. Gambari, "I Liguri tra Etruschi e Celti: la Liguria interna prima della romanizzazione", in S. Giorcelli Bersani e M. Venturino (a cura di), "I Liguri e Roma. Un popolo tra archeologia e storia, Atti del Convegno, Acqui Terme 31 maggio-1° giugno 2019", Roma 2021, p.29.

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