Il "gladiatore" amico di Pertinace



Nelle foto: locandina del film "Il gladiatore" (2000) e busto di Tiberio Claudio Pompeiano.

Come si può scoprire facendo una rapida ricerca sul web, fu probabilmente la figura di Tiberio Claudio Pompeiano a creare l'ispirazione per il personaggio di Massimo Decimo Meridio, protagonista, interpretato da Russell Crowe, dell'iconico film di Ridley Scott "Il gladiatore" (2000). Questo comandante militare, nato ad Antiochia di Siria da un cavaliere romano, quindi appartenente ad una famiglia di rango equestre, visse tra il terzo decennio e gli ultimi anni del II secolo d.C.

Secondo l'interpretazione di un passo di Cassio Dione [Cassio Dione, 'Historia Romana', LXXIV 3,1], Pertinace conobbe Pompeiano negli anni in cui, da adolescente, si era trasferito a Roma per istruirsi alla scuola del retore Sulpicio Apollinare e per imparare il mestiere di grammatico. Da allora le vite e carriere dei due si intrecciarono sempre più spesso, poiché, secondo un'opinione condivisa da alcuni studiosi, fu il decisivo intervento di Pompeiano, in qualità di protettore, ad aprire a Pertinace la carriera militare equestre, a partire dal conferimento del grado di 'praefectus cohortis' e dalla prima assegnazione operativa del futuro imperatore in Siria, cioè proprio nella provincia d'origine del suo patrono.

Dopo altri incarichi, il trasferimento di Pertinace sul fronte danubiano negli anni 167-168 d.C. potrebbe essere stato richiesto dal suo stesso amico, all'epoca governatore della Pannonia Inferiore, già stato console suffetto poco prima e ormai salito al vertice del comando militare agli ordini di Marco Aurelio. In quei tempi turbolenti, in cui l'Impero ed il Nord Italia erano stati assaliti dalle incursioni di popolazioni germaniche e soprattutto dei Marcomanni, l'imperatore si rese conto di dover rinnovare le principali cariche di governo con persone dalle riconosciute capacità, il cui rango era stato guadagnato più attraverso le imprese belliche che grazie alla nobiltà di sangue, e di doversi circondare così di una cerchia di amici fidati. In funzione di questo progetto si pone l'azione, molto invisa ad ambienti della corte imperiale, di dare in sposa sua figlia Lucilla, vedova dal 169 d.C. di Lucio Vero, ad un uomo nuovo dalle origini provinciali come Pompeiano. In tal modo quest'ultimo venne eletto al consolato nel 173 d.C., acquisì autorevolezza come esponente del Senato e, soprattutto, entrò a far parte della dinastia degli Antonini ['Historia Augusta', 'Marc.', 20,6-7]. Anche Pertinace, prima rimosso da un incarico perché sospettato di aver preso parte ad una congiura e poi riabilitato agli occhi di Marco Aurelio sempre grazie all'intervento di Pompeiano, divenne senatore e fu designato console nonostante fosse addirittura il figlio di un ex-schiavo ['Historia Augusta', 'Pert.', 2,4].

Entrambi, negli anni 170-174 d.C., si distinsero nelle operazioni di difesa e respingimento delle popolazioni germaniche sul fronte delle Alpi Carniche e dopo in Rezia e nel Norico. Si è persino parlato del fatto che, per risolvere il problema delle incursioni barbariche, si fossero formate in quel tempo due linee d'azione, quella della pacificazione diplomatica voluta da Avidio Cassio e quella dell'intervento aggressivo sostenuta da Pompeiano. Quest'ultima, adottata da Marco Aurelio e poi abbandonata dal figlio Commodo poco avvezzo ai campi di battaglia, sembra sia stata d'ispirazione per Pertinace e la sua futura politica di rafforzamento militare e di intransigenza verso i barbari alla frontiera. Avidio Cassio, invece, nel 175 d.C. fu lo sfortunato protagonista di una breve rivolta in Siria contro Marco Aurelio. Al seguito di costui per affrontare il ribelle vi era Pertinace stesso in qualità di 'Comes Augusti', ossia membro dell'entourage ristretto dell'imperatore che lo seguiva nei suoi spostamenti e fungeva da sua rappresentanza. Pare oltretutto che Avidio Cassio fosse visto da Faustina, consorte di Marco Aurelio, come una più gradita scelta per la successione imperiale rispetto all'odiato Pompeiano.

In punto di morte, Marco Aurelio avrebbe affidato al genero la tutela del figlio Commodo, creando inoltre una specie di consiglio di reggenza formato da amici fidati, tra cui anche Pertinace, per istruire il suo successore. Commodo però entrò presto in forte attrito con questi personaggi, che si contraddistinsero per un atteggiamento, avverso all'imperatore, definito modernamente di "opposizione lealista", e incontrarono grosse difficoltà specialmente nel periodo in cui a corte spadroneggiava il prefetto del pretorio Tigidio Perenne. Essi, infatti, furono sospettati di implicazioni in una congiura contro Commodo e o eliminati fisicamente, oppure fatti allontanare dalla scena politica, come Pertinace che venne costretto a passare l'esilio nei suoi possedimenti albesi e liguri, o come Pompeiano che decise spontaneamente di ritirarsi a vita privata.

Con l'uccisione di Commodo, nella notte tra il 31 dicembre del 192 e il 1° gennaio del 193 d.C. Pertinace e Pompeiano si ritrovarono ancora insieme, questa volta, secondo l''Historia Augusta', per parlare presso il Tempio della Concordia a Roma ['Historia Augusta', 'Pert.', 4,9-11]. Prima che ottenesse dal Senato la conferma ufficiale come nuovo imperatore, Pertinace esortò l'amico e protettore di lunga data ad assumere il potere, ma questi rifiutò, forse essendogli già chiaro come si sarebbero svolti i fatti.

Interpretazioni di vari dettagli relativi a questa vicenda fanno sospettare che entrambi fossero perlomeno a conoscenza della brutta fine che si prospettava per Commodo, tra cui la coincidenza che Pompeiano, mai presente alle riunioni del Senato durante il regno di Commodo a causa della vecchiaia e di una presunta malattia agli occhi e stabilitosi nei pressi di Terracina, a circa 60 km dalla capitale, improvvisamente fosse presente a Roma per poter discutere con il suo protetto nell'imminenza della sua proclamazione notturna. Il fatto che poi Pertinace avesse formalmente rifiutato la nomina a imperatore, come d'altronde voleva una precisa condotta intesa a dimostrare umiltà e rispetto verso il Senato, potrebbe costituire una conferma indiretta del suo coinvolgimento nell'assassinio di Commodo, mentre Pompeiano, descritto in seguito da Cassio Dione come di nuovo partecipe alle sedute del Senato e con una vista "miracolosamente" guarita [Cassio Dione, 'Historia Romana', LXXIV 3,3], sarebbe stato addirittura un artefice della sua ascesa al trono. Pertinace gli avrebbe dunque parlato e concesso poi l'onore di sedergli accanto nel seggio senatorio per attestare esplicitamente la sua fedeltà alla fazione di cui avevano sempre fatto parte.

A cura di Umberto Marucco

Per maggiori approfondimenti si veda:

- S. Fox e M. Pomponi, "Publio Elvio Pertinace imperatore romano: 'Alba Pompeia' 126 d.C. - 'Roma' 193 d.C.", Alba 2010, pp.8-9, 12, 78, 81, 109-110, 121-123, 135-137, 143, 148-149, 166, 174-175, 186-187, 196-199, 238-245, 274-275 e 304, dove si accenna al fatto che Didio Giuliano, momentaneo successore al trono di Pertinace, in estrema difficoltà nella guerra civile contro Settimio Severo propose a Pompeiano una condivisione del potere. Egli però rifiutò ancora la nomina a imperatore, adducendo sempre come scusa delle cattive condizioni di salute ['Historia Augusta', 'Did. Jul.', 8,3].

- Sull'opinione che tutto il servizio militare di Pertinace come 'eques' si sia svolto sotto gli auspici di Pompeiano, si guardino F. Cassola, "Ricerche sul II secolo dell'Impero: l'ascesa di Pertinace fino al 180 d.C." in "Quaderni di Le parole e le idee", 1966, (pp.7-42), pp.13-14, e A. R. Birley, " 'Septimius Severus'. The African Emperor", Londra - New York 1999, p.64.

- Sul rapporto tra Pertinace e Pompeiano si veda anche M. Mazza, "Il breve regno (in)felice di Publio Elvio Pertinace: considerazioni sull'impero romano alla svolta dell'età severiana", in "Publio Elvio Pertinace imperatore romano", Atti della giornata di studi, a cura di M. Pomponi, Alba, Fondazione Ferrero, 1° giugno 2007, Alba 2010, pp.13-28.

- Per la definizione moderna di "opposizione lealista" si faccia riferimento a F. Cassola, "Pertinace durante il principato di Commodo", in "La parola del passato", 20, 1965, pp.452 ss.

- In generale sulla figura di Claudio Pompeiano si vedano anche E. Groag e A. Stein (a cura di), 'Prosopographia Imperii Romani (P.I.R.) saec. I.II.III.', vol.IV2, Berlino 1958, C973, e G. Migliorati, "L'ascesa di Ti. Claudio Pompeiano 'gener Marci'. Aspetti dinastici e militari", in A. Valvo e R. Gazich (a cura di), 'Analecta Brixiana', II, Milano 2007, pp.207 ss.



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